Archive for the 'Buzz marketing' Category

Marchette: giusto o sbagliato?

La vicenda Oral-B ha riportato alla luce il da sempre presente nel campo dell’editoria “problema della marchetta” e suscitato l’indignazione di molti nei confronti dei blogger che hanno accettato di scrivere un post su un prodotto inviatogli da un brand per farsi pubblicità.

Io alla campagna buzz di Oral-B ho partecipato quindi naturalmente non sono contro questo genere di comunicazione, ma a tre condizioni:

  • nel post deve essere specificato che al blogger è stato chiesto di parlare del prodotto, magari dopo avergliene inviato uno in omaggio;
  • la recensione deve essere fatta criticamente: non deve essere la riscrittura enfatizzata del foglio delle istruzioni ma deve offrire al consumatore, come anche al brand, un punto di vista esterno sul prodotto;
  • il post non deve uscire troppo dalla linea editoriale del blog onde evitare di produrre malcontento nei lettori che si riverserebbe negativamente sia nei confronti del brand, che del blog stesso.

Proprio il terzo stava per non farmi accettare di partecipare alla campagna ma poi inserendo il tutto all’interno di un discorso sulla comunicazione del brand mi è sembrato plausibile parlarne (e poi quando mai mi si sarebbe ripresentata l’occasione?! 😉 ).

Quali siano i vantaggi di una campagna così strutturata è facile intuirlo:

  • si crea una conversazione, molto probabilmente positiva, intorno al prodotto;
  • si migliora il posizionamento del brand sui motori di ricerca;
  • si comprende cosa il mercato pensa del prodotto;
  • si influenzano, come le ricerche dimostrano, le decisioni dei consumatori.

Se i blogger fossero sinceri nel descrivere i prodotti testati tutti ne guadagnerebbero: brand, agenzia, blogger e consumatori.

Il problema l’ho evidenziato al primo punto dei vantaggi con l’inciso “molto probabilmente positiva”. Se infatti un post è “comprato” si crede più difficilmente a quanto scritto dal blogger, supponendo quest’ultimo sia obbligato (più o meno esplicitamente) a parlarne bene. Dubbio ovviamente più che lecito.

La soluzione?

Se i tre criteri di cui ho parlato a inizio post vengono rispettati per me non ci sono problemi. Inoltre aggiungerei che post scritti da influencer sono tanto più utili quanto più il prodotto necessita di conoscenze per essere compreso (es. pc) o di pareri per essere apprezzato (es. libro).

Il pubblico è ormai più che abituato alla pubblicità e sa difendersi ed interpretare quanto scritto: un post troppo elogiativo finisce infatti col diventare ironico e poco efficace per tutti. Inoltre ricordiamoci che in questo genere di comunicazione il rapporto tra blogger e brand viene palesato.

Voi cosa ne pensate? Avete mai fatto una marchetta? Ve lo hanno chiesto ma avete rifiutato?

Le conversazioni sul web

Quando dovete fare un acquisto a chi vi rivolgete? Amici, familiari o semplici conoscenti possono offrire consigli utili ma oggi esiste un’altra possibilità veloce, economica ed efficace: la ricerca su Internet.

L’indagine “Online Communities and Their Impact on Business: Ignore at Your Peril” effettuata nel Settembre 2008 dal Rubicon Consulting in America, rileva infatti che recensioni e commenti degli utenti online influenzano profondamente le decisioni d’acquisto degli internauti, seconde solo al tanto rinomato passaparola.

In fondo della medesima cosa si tratta: recensioni e commenti online non sono altro che la proiezione nel mondo virtuale delle opinioni dei consumatori, prima possibili unicamente nella vita reale. D’altro canto però le capacità del mezzo permettono alle informazioni di arrivare da un numero esponenzialmente più alto di persone, spesso raggruppate intorno all’argomento d’interesse dell’utente, e di far si che le parole permangano sulla Rete per un periodo infinitamente lungo di tempo.

Il titolo dell’indagine “Le comunità Online e il loro impatto sul Business: ignoralo a tuo pericolo”, dovrebbe da solo allarmare chiunque possieda un’attività e non si sia mai preoccupato di ascoltare le conversazioni che avvengono sulla Rete. Se le persone che recensiscono prodotti online sono infatti un “piccolo” gruppo di entusiasti, è decisamenete più alto il numero di consumatori che si collegano per leggere le loro opinioni.

La ricerca condotta nel maggio 2008 da Sems e OTO Research, utilizzo dei motori in Italia lo conferma: l’83% degli italiani online utilizza i motori di ricerca per trovare informazioni decisive per un acquisto e il 91% di questi, una o più volte, ha deciso l’acquisto di un prodotto o di un servizio basandosi sulle informazioni ottenute attraverso i motori di ricerca.

Un personal media che permette una comunicazione a due vie offrendo all’utente quello che Massarotto definisce potere editoriale diffuso.

Internet sta entrando più o meno prepotentemente nelle vite delle persone, le aziende devono prenderne atto e comprendere le ripercussioni che il mezzo sta portando, e sempre più porterà, al proprio business. Le persone non si possono zittire. Ascoltare i loro feedback ed offrire alle conversazioni uno spazio dove poter crescere in maniera costruttiva, è la scelta migliore che le aziende possono compiere.

Oral-B si affida al buzz marketing

Avete un buon prodotto? Quale metodo migliore per pubblicizzarlo se non farlo provare ai vostri possibili futuri consumatori? Le persone amano parlare delle marche e delle esperienze vissute attraverso di esse, innescando così il tanto amato passaparola. Sia che il vostro prodotto venga apprezzato sia che non soddisfi le aspettative create, gli utenti ne parleranno, con un’unica grande differenza: il cliente soddisfatto tenderà a parlarne ad una media di 3,5 persone, mentre quello insoddisfatto lo riferirà a circa 7-8 persone.

Conscia di questo Oral-B ha deciso di affidarsi al buzz marketing per la promozione del suo spazzolino elettrico Professional Care 8500 series inviando ad alcuni blogger, tra cui la sottoscritta, il loro prodotto.


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Ancora abituata allo spazzolino manuale, passare a quello elettrico è stato per me un bel cambiamento. Come facilmente comprensibile la pulizia dei denti è molto più profonda ed accurata, soprattutto grazie alle cinque diverse testine in dotazione (in realtà sono sei, quella più comunemente utilizzata è doppia).

Il motivo per cui però non mi ero ancora decisa a passare allo spazzolino elettrico era la scomodità: credevo fosse più complicato da pulire e da portare in giro. Viceversa grazie al suo comparto portaspazzolini che permette di smontare ogni volta la testina, quindi mantenere entrambi puliti e alla sua lunga ricarica (circa 2 settimane), questi problemi non si sono presentati anzi, c’è anche un comodo astuccio che permette di portarlo in giro.

Naturalmente quando abbiamo accettato di partecipare al buzz, Promodigital, l’agenzia che ha curato la campagna, ci ha chiesto di raccontare attraverso un post la nostra esperienza con Oral-B ProfessionalCare 8500 senza alcun vincolo. La mia è stata decisamente positiva e non posso che palar bene di questo prodotto. Un’ultima cosa: lo slogan che accompagna la promozione dello spazzolino “per una sensazione di pulizia come dal dentista” , nonostante i toni sensazionalistici tipici della comunicazione pubblicitaria (iperealtà), ha un fondo di verità: i denti sono effettivamente più lisci e bianchi e la sensazione ricorda quella di quando esci dal dentista, sperando però, grazie ad Oral-B ProfessionalCare 8500, di doverci andare il meno possibile!

Il passaparola che innesco io è sicuramente positivo. Adesso però voglio sapere da voi: cosa ne pensate della strategia di comunicazione utilizzata da Oral-B? Ha fatto bene ad affidarsi al buzz marketing? Io credo proprio di si.

Se invece volete far sapere la vostra opinione sul mondo degli spazzolini eccovi un test che fa al caso vostro.

Techlovers, racconta la tua storia tecnologica

techloversA Dicembre è capitato anche a voi come a me di vedere uno strano video in cui un insolito Alessandro Haber nei panni di un Babbo Natale Scatenato, a capo di un sedicente Fronte di Liberazione dei Babbi Natale, dava appuntamento a tutti per un flashmob in P.za Gramsci a Milano? Se avete seguito la singolare vicenda sapete già cosa vi sto per raccontare.

La scoperta io l’ho fatta quando un amico mi ha suggerito su Facebook di aggiungere tra i miei contatti Babbo Natale Scatenato. Non ho saputo resistere alla curiosità e ho accettato l’invito. Si trattava di Techlovers, un progetto firmato Tim che invita gli italiani a raccontare le proprie storie di felicità (e infelicità) tecnologica.

Un’iniziativa interessante forse più che per i babbo natale radunati, comunque davvero simpatici, capaci di attirare l’attenzione e creare suspance, per la voglia che dimostra il brand di abbracciare il mondo del 2.0 e di avvicinarsi al suo pubblico, soprattutto quello più giovane, coinvolgendolo.

Dopo tutto per telefono non facciamo altro che raccontare storie. Grazie a Techlovers possiamo farlo in pieno stile 2.0. “Testimonial” dell’iniziativa è Robin Good che in un video pubblicato sul canale di YouTube di Techlovers racconta come la sua vita lavorativa sia stata stravolta dallo sviluppo del web. Direi un bell’esempio di storia di felicità. 😉

Arrivo un po’ tardi ma fino al 25 gennaio siete ancora in tempo per caricare il vostro video sul sito o registrarvi in video-capture. La Giuria selezionerà quindi 16 storie che verranno approfondite dal 2 febbraio al 16 marzo con materiali video realizzati dalla produzione di Techlovers. I cinque video più votati passeranno quindi alla fase finale del contest. I voti ricevuti tra il 16 e il 22 marzo determineranno i vincitori. I primi tre classificati riceveranno in premio computer portatili e smartphone.

Cosa aspettate? Raccontate anche voi la vostra “storia tecnologica”.

Buzz per il sociale

Sono molto contenta di partecipare alla diffusione della campagna ONLUS CCS, associazione che si occupa di migliorare le condizioni di vita dei bambini nei paesi in via di sviluppo. L’istruzione è la strada che CCS ha deciso di seguire per insegare ai bambini come costruirsi un futuro. Come afferma Noam Chomsky Non c’è democrazia senza educazione. L’associazione, certa che solo attraverso l’istruzione si possa sperare nel cambiamento sociale,  offre a tutti noi la possibilità di sostenere a distanza un bambino o un’intera struttura scolastica oppure di dare il nostro sostegno effettuando una semplice donazione.

Su questo blog ho più volte parlato delle potenzialità che il buzz, o per meglio dire il passaparola, offre ai brand. Internet è una Rete e proprio per questa sua peculiarità, l’influenza che una notizia riesce ad ottenere, è data dalla sua capacità di propagazione, quindi dalla quantità e qualità di reazioni che riesce ad innescare. Far “girare la voce” su Internet permette di raggiungere un vasto pubblico a costi limitatissimi per non dire nulli. Il problema solitamente è avere qualcosa di pertinente, interessante e/o divertente da dire, che permetta al messaggio di ottenere rilevanza quindi uscire dall’enorme massa di informazioni che circola in Rete. In questo caso naturalmente questa difficoltà non sussiste.

Il buzz offre al sociale la possibilità di chiedere sostegno impegnando una qantità irrisoria, se non pari allo zero, di  risorse economiche che possono così essere utilizzate interamente per raggiungere il proprio obiettivo.

A Natale facciamoci un regalo, offriamo a questi bambini una vita migliore!

Buzz + Street marketing

Il Buzz Marketing viene ormai associato alle più disparate strategie di comunicazione. Se vi ho già parlato di Buzz legato al marketing esperenziale e alla Corporate Social Responsability, questa è la volta dello Street Marketing.

Il Brand protagonista è Doritos che in Brasile, nello specifico a San Paolo, ha appeso ad un edificio un mega pacchetto di tortillas Doritos e lanciato sul suo sito il Concurso Pacote Gigante Encerrado.

Vi ricordate il gioco dei fagioli di Raffella Carrà in Pronto Raffaella? La logica è la stessa: Doritos, attraverso il suo sito, chiedeva agli utenti Internet quante patatine fossero contenute nel pacchetto alto oltre 3 metri e del peso di 132 kg. Il vincitore, Igor Numeriano, ha ricevuto a casa 73.200 tortillas.

Per innescare il passaparola Doritos ha inviato pacchetti di patatine da 5 kg l’uno a tutti gli iscritti alla community I want a 5KG Doritos, creata su orkut, il più popolare social network del Brasile, e a giornalisti, blogger e utenti Twitter. Su Flickr è stato inoltre aperto l’album di Giantdoritos, dove gli utenti hanno potuto inserire la propria foto col mega pacchetto ricevuto, immagini che fanno anche da sfondo al sito.

Un’unica osservazione: se lo scopo è quello di fare girare notizia ed immagini, quindi aumentare la notorietà del brand e migliorarne la percezione, perchè lasciare su tutte le foto condivise su Flickr il copyright?!

Per il resto una campagna davvero ben studiata. Brava Doritos!

fonte Vanksen Culture Buzz

Viral marketing per il sociale

Non posso fare a meno di riproporvi questa campagna sociale di cui ho letto su Bloguerrilla: leaf against racism, una foglia contro il razzismo.

leaf against racism

Un concept davvero impattante che invita a riflettere ed invoglia le persone a partecipare alla campagna, condividendone il messaggio sia nel mondo virtuale, che in quello reale.

Davvero un bell’esempio di viral marketing.


Barclaycard ti semplifica la vita

Barclays Bank ti semplifica la vita con la sua Barclaycard:

Ditemi che non è anche il vostro sogno?! 😉

Tetra Pak è riciclabile, dillo a tutti! Un contest particolarmente virale…

Tetra Pak con la sua ultima campagna Web mi ha piacevolmente stupita. L’idea di un contest che si basa sulla massima viralità ottenuta dal banner che ognuno può facilmente personalizzare inserendo il proprio bel faccione, è davvero originale ed efficace (ps. sono sicura che tra i commenti mi stupirete con altrettanti contest simili di cui non sono a conoscenza 😉 ).

Le persone inserendo la loro foto, si sentiranno protagoniste del messaggio e invieranno il banner, anche solo per gioco, in ogni angolo della Rete dando vita al tanto ricercato effetto virale.

Il vincitore del contest, che finirà il 21 Ottobre, diventerà testimonial della campagna Tetra Pak e portavoce di un messaggio ecologico in tutto il web e il suo banner, come anche quello degli altri primi sei classificati, verrà pubblicato per due ore sul portale nazionale di Virgilio.

Mi verrebbe da dire: alla faccia di tutti coloro che acclamavano la morte del banner. Basta un po’ di fantasia, Tetra Pak ce lo ha dimostrato!

Carrefour in pasto alla Blogosfera

Ieri Barbara, mamma di un bambino autistico di quattro anni, ha denunciato sul suo blog il comportamento tenuto da diversi dipendenti Carrefour del punto vendita di Assiago.

Il passaparola, in poco meno di due giorni, ha dato gran eco al “fattaccio.

Durante la festa organizzata da Carrefour per il tour delle auto a grandezza reale del film Cars, il bambino, solo per non essersi girato subito verso il fotografo, è stato deriso e umiliato. Una ragazza, sempre dipendente Carrefour, è addirittura arrivata a dire alla madre “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente“.

Barbara, mortificata, ma pronta ad ottenere giustizia per se e per il suo bimbo, ha scritto una mail alla Direzione di Carrefour che poi ha inviato alla segreteria dell’onorevole Carfagna, a Striscia La Notizia e pubblicato sul suo blog.

I commenti di sostegno lasciati sono tantissimi, come anche i post scritti per far girare la notizia.

La forza del Web 2.0 è inarrestabile. Carrefour se ne starà rendendo conto. Domani, lunedì, speriamo che  Barbara, come tutta la blogosfera, ottengano una risposta.

Le aziende devono stare molto attente ai comportamenti dei loro dipendenti, ne va, come in questo caso, della loro reputazione. Tutti i finanziamenti alla ricerca, le raccolte di generi alimentari e le iniziative umanitarie, cui Carrefour partecipa, a fronte di comportamenti così deplorevoli, sono sfumati o meglio sono stati visti da tutti noi come meri tentativi di comprarsi una buona immagine. Per riguadagnarsi la fiducia e la stima delle persone dovrà lavorare sodo.


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